Diciamo subito che non intendo il successo come il fare dei soldi. Questa guida è pensata per portarti alla massima possibilità di scelta e realizzazione personale, che tu intenda diventare un indaffarato colletto bianco o che voglia guidare una associazione no profit.
Per i nati fino agli anni cinquanta il mondo del lavoro è stato un monolite luminoso da scalare partendo dal pezzo di carta, rilevando l’attività di famiglia, imparando un mestiere o cercando una raccomandazione. Qualunque fosse stato il canale attraverso il quale eri entrato al lavoro, esso era per sempre e la carriera si sviluppava in una ascesa verticale: impiegato, responsabile, manager di settore; apprendista, operaio, capo reparto; praticante, avvocato, socio… In sostanza, il titolo di studio che si era conseguito sarebbe bastato per accompagnarti per tutta la vita lavorativa.
Le generazioni successive stanno compiendo invece un percorso lavorativo più simile ad una sinusoide che a volte si muove su piani paralleli o orizzontali, molto meno chiaro e netto della ascesa verticale delle generazioni che le hanno precedute. Il diplomato del 1960, con il suo diploma ha potuto continuare a progredire o rimanere nel proprio settore, perché le competenze richiestegli dalla società in cui ha vissuto si sono modificate lentamente nell’ambito delle nozioni apprese o che ha potuto apprendere lavorando.
Saper battere a macchina è stata una abilità richiesta per almeno settanta anni e quando il motore a scoppio ha sostituito i cavalli, i costruttori di carretti hanno avuto del tempo per mettersi a produrre automobili. Quelli che non si sono evoluti hanno avuto serie difficoltà ma differenza rispetto ad oggi è che quella evoluzione ha impiegato decenni a compiersi, oggi ci stiamo evolvendo ad un ritmo che non lascia tempo per reagire. Il PC sul quale ho scritto la mia tesi di laurea ha una memoria che è meno di un quarto di quella della media degli smartphone e non è lontanamente paragonabile a quella dei computer che ci sono oggi in circolazione. L’andamento dell’evoluzione tecnologica segue una curva iperbolica il cui unico limite è l’immaginazione. L’abilità di calcolo e di lavorazione sono ormai soppiantate dai circuiti elettronici. Appannaggio dell’uomo rimarranno i concetti di etica e per qualche tempo ancora di espressione artistica oltre a qualche aspetto delle relazioni tra medico e paziente. Tutti aspetti questi, la cui abilità deriva direttamente dalla capacità di un individuo di porre in relazione sensazioni ed esperienze per poi far nascere nuove singolarità o nuove declinazioni di situazioni già esistenti. Le differenze che rimarranno ancora tra un uomo ed una macchina saranno la varietà di sensazioni ed esperienze utili a partorire osservazioni originali, capacità di cambiare ed adattarsi, ricchi bagagli personali. Anche la scuola in parte si sta adeguando a questa prospettiva, pensiamo alle esperienze extra curricolari che ormai aggiungono punti al calcolo totale del voto della maturità.
1) Posto che con il solo pezzo di carta siamo in grado di garantirci solo una parte della vita lavorativa, la soluzione sta nel diversificare. Come quando investi dei soldi è bene scegliere diversi settori al fine di minimizzare i rischi di default, così nel formare la propria persona, dobbiamo dare spazio a tutte le nostre inclinazioni. Quanto più siamo bravi a fare tante cose diverse, quanto più è ricco il patrimonio delle nostre memorie, quanti più libri abbiamo letto o corsi abbiamo seguito, esperienze all’estero, maggiori saranno le probabilità di avere nuovi punti di vista, soluzioni originali.
“Un esperto è una persona che sa sempre di più su sempre di meno, fino a sapere tutto di niente”. Arthur Bloch. Questo paradosso sottolinea il contrario della mia teoria e mi aiuta a dimostrarla: indirizzare tutte le proprie energie in un’unica direzione, ci fa diventare bravissimi ed espertissimi ma i tempi corrono e quella abilità a fare carretti può velocemente diventare obsoleta.
Chiunque al mondo ha fatto una nuova scoperta, ha contribuito con qualcosa di unico e di sé stesso a tutte le nozioni pre esistenti. In una gara di vita dove competono tantissime persone intelligenti o che studiano, sono certo che vincerà chi potrà contare sul proprio bagaglio extra di passioni aggiunto il suo tocco unico. La strategia vincente sono sicuro che è quella di vivere tante diverse esperienze, seguire le proprie passioni e dare libero sfogo alle proprie inclinazioni, tutte. Non solo costruiremo noi stessi come un mix unico ed irripetibile, ma provandole tutte ci daremo la possibilità di scoprire abilità che ancora non conosciamo. Pensiamo ad una insegnante di scuola primaria che sa anche pitturare, suonare, cantare, recitare. Pensiamo ad un ricercatore scientifico che trova l’idea vincente mentre partecipa ad una gara di endurance a cavallo o si accorge di un muschio mentre si dirige tra i boschi al suo accampamento di pesca. Ricordiamoci sempre di Arthur Boch, l’esperto tende a “sapere tutto di niente”.
2) Anche se non farai nessun errore nello scegliere la tua scuola, essere il primo della classe ti servirà a poco. Pensi che sono matto? Riflettiamo insieme. Quanti ragazzi mediocri a scuola hanno saputo realizzarsi molto meglio dei primi della classe? Avere voti alti è indice senza dubbio di grande intelligenza ma anche della capacità di ben risultare all’interno del sistema di valutazione scolastico, quindi di avere un metodo di studio ben organizzato a stare nei tempi delle verifiche. Voglio dire che questa abilità, in diverse condizioni lavorative potrebbe essere meno importante di altre abilità che il sistema scuola non riesce a far emergere. Con quale voto del documento di valutazione scolastico viene assegnato un valore alla leadeship, all’empatia, alla capacità di ascolto, al problem solving, alla capacità di lavorare in team, alla lungimiranza o all’intuito per gli affari?
Il primo della classe è il primo di quella classe, ma nella scuola intera, nella città, nella nazione e nel mondo, come si posiziona? Ricordiamoci che esistono parti del mondo dove l’istruzione è l’unico strumento che ha uno studente per risalire la scala sociale. Mi spiego meglio, se a casa sua si fa un solo pasto al giorno o se vivono in sette dentro due stanze e studiare è il solo mezzo che ha per sperare in una vita migliore, sono certo che là fuori c’è qualcuno che ha una motivazione molto più forte di qualcuno di noi. Al termine degli studi, questi due ragazzi competeranno insieme per lo stesso lavoro di ricercatore, medico, programmatore, analista, ingegnere, oppure entrambi cercheranno di esportare la produzione di componenti robotiche. Quale dei due avrà più fame di ottenere quel posto?
Essere il primo della classe è una gran cosa ma va accompagnata ad altre competenze, non è un punto decisivo, né un punto di arrivo, se mai è un ottimo punto di partenza.
Spero di averti dato qualche concetto su cui riflettere o che ti può essere utile per programmare il successo della tua vita come persona, di cui la carriera lavorativa rappresenta soltanto una parte.