Come vengono le idee?
Ho mischiato ed assaggiato ingredienti, ho scelto per loro nomi evocativi, ho scritto gli incantesimi da recitare. Tempo… tic tac, impiegato a pensare a immaginare dove può arrivare la fantasia di un bambino, impossibile prevedere dove.
Saranno veramente magiche queste pozioni? I bambini bagneranno la tovaglia, rideranno tra loro e cercheranno di nascondere la marachella custodendo il segreto, proveranno ad assaggiare di nascosto, ne parleranno e ricorderanno ogni parola. Non vedranno un video, non assisteranno passivi, saranno protagonisti sporchi e pasticcioni ma forse anche puliti alchimisti.
Nonno Dominik e nonna Elisa hanno camminato per i sentieri e cercato le ginestre più frondose, quelle che sembrassero secche streghette capovolte con la gonna verso l’alto e l’esile corpo nodoso verso il basso. Raccolte e portate a casa, seduti le hanno legate, tagliate, rifinite… et voilà, scope volanti pronte. Tempo… tic tac, passato a domandarsi se i bambini le avessero amate. Potranno volare? Quando un bambino ci salirà sopra l’avrà desiderata, la sentirà rugosa tra le mani e voltandosi la vedrà lunga e folta dietro di sé. Quando salterà, quell’attimo gli sembrerà di volare davvero.
Ho camminato nel bosco per cercare i rami più magici e riflettere su come tagliarli, poi li ho portati a casa e li ho levigati, lentamente in mezzo alla polvere, così sono nate le mie bacchette magiche. Faranno incantesimi? Forse si, sono sicuro che hanno già fatto nascere la trepidazione dell’attesa, il desiderio di brandirle, l’indecisione di quale scegliere. E non sono disponibili su un sito, non sono in vendita, non le puoi ordinare da solo davanti ad un monitor. Se ne vuoi toccare una, devi essere presente insieme agli altri, devi studiare l’inglese, devi parlare ed aspettare. Mi sembrano comportamenti antichi, l’attesa che alimenta l’immaginazione da cui derivano le idee, le fantasie.
Le letterine sono partite, chiuse con la ceralacca, con il nome scritto una ad una, non sono state immediatamente disponibili in un click, si sono fatte desiderare, come una cosa preziosa, come un appuntamento, non erano on demand. Come le api per produrre il loro prezioso e dorato miele impiegano mesi di lavoro continuo, instancabile, così in fattoria possiamo renderci conto dell’importanza dell’attesa. La quantità di tempo definisce anche il valore di un traguardo, di un risultato.
Le idee vengono “nel” tempo, mentre “non” stai facendo, quando non sei collegato, quando il cervello riordina e trova similitudini, si fa domande ed è meno sicuro di qualcosa, l’idea nasce dall’indecisione, dalla incertezza, dalla diversità del qui ed ora. Dietro ogni oggetto che creiamo c’è sempre una idea. Gli oggetti che abbiamo preparato, si che fanno magie! Alimentano fantasie, dilatano il tempo dell’attesa. Il tempo, il tempo che si è impiegato per realizzarle, il tempo che è passato fino a dopodomani, il tempo che trascorreremo insieme. Il tempo è limitato, ce n’è tanto e non più ed è il modo con cui decidi di spenderlo che da valore ad un progetto o ad una persona e poche altre cose meritano il mio tempo, più della fantasia dei bambini.